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martedì 4 ottobre 2011

Il buon pastore, arte paleocrsitiana, III sec, Museo Lateranense


Questa splendida scultura attira sempre l’occhio dei visitatori, destando stupore per la dovizia dei particolari e la cura con cui è stato scolpito il marmo. La statua del Buon Pastore possiede delle gambe che sono il risultato di un restauro successivo: essa pervenne al Museo Lateranense dalla Collezione Mariotti, già a partire dal XVIII secolo. Il pastore è stato bucolicamente rappresentato mentre porta un agnello sulle spalle: è giovane, imberbe, i capelli gli scivolano fluenti in lunghi riccioli a coprire le orecchie. L’immagine ideale di questa figura viene poi completata da una tunica priva di maniche e con una sporta indossata a tracolla. La statua ha proprio l’intento di rappresentare il Cristo Pastore, ma anche la Vittima, quella che con il proprio sacrificio ha dato agli uomini la salvezza; si tratta, tra l’altro, della prima raffigurazione di Cristo, forse ancora di età precedente a Costantino (III secolo d.C.). L’allusione è piuttosto chiara; si tratta di un richiamo alla Sacra Scrittura di Luca, quando si parla appunto del motivo del pastore. In effetti, è una delle consuete immagini votive di quei pastori che recano in offerta alla divinità la bestia migliore che appartiene al gruppo che essi gestiscono e accudiscono. Ma il pensiero cristiano dà al tema un significato nuovo, come si evince dalle parole di Giovanni: “Io sono il buon pastore” e “Io do la mia vita per le mie pecore”. 

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